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Da quando Silente mi aveva negato un posto come docente all'interno di Hogwarts molte cose erano cambiate, almeno per quanto mi riguardava. Non sarei divenuto un insegnante, ma sapevo come vendicarmi per il rifiuto datomi dal Preside. Innanzitutto avevo gettato una maledizione sul posto di professore di Difesa Contro le Arti Oscure: nessun docente sarebbe rimasto al castello per più di un anno. L'incanto aveva avuto successo e mi aspettavo che per tutta la durata della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, quel posto che io stesso avevo anelato sarebbe stato circondato da un alone di precarietà. Nessuno sarebbe stato in grado di porre termine alla mia maledizione. Archiviato dunque il mio desiderio di divenire un insegnante, mi concentrai sulla realizzazione di altre mie ambizioni. Avevo raccolto i cimeli dei quattro fondatori di Hogwarts, avevo già creato diversi Horcrux, seguendo il procedimento di quando ero ad Hogwarts ed avevo ucciso Mirtilla Malcontenta. Allora era stato il mio diario l'oggetto nel quale avevo riposto un frammento della mia anima, un oggetto che mi apparteneva, che simboleggiava il mio percorso di studi in un ambiente che amavo. Anelavo all'immortalità e alla grandezza e sapevo che, per raggiungere tali obiettivi, non potevo contare solo sulle mie forze. Io, da solo, potevo divenire il Mago più potente al mondo. Non il Mago Oscuro più potente, non vi era fazione, non vi era schieramento, solo Potere. Pura e semplice energia. Dunque, per dominare sulla comunità magica avevo bisogno di seguaci, avevo bisogno di creature che mi seguissero, che desiderassero compiacermi, che espandessero la mia influenza su tale società. Ero abbastanza intelligente da comprendere di non potermi fidare di tali seguaci, difatti non lo facevo, ma sapevo anche che ne avevo bisogno. Avevo pure bisogno di occhi ed orecchie ovunque. Desideravo reclutare seguaci al Ministero, così da poter tenere sotto controllo l'operato del Ministro e dei suoi dipendenti, sia ad Hogwarts. Sarebbe stato estremamente più facile votare alla mia causa nuove menti, plasmabili e giovani. Inoltre, non era una novità che la giovinezza non fosse garanzia di inesperienza e di incapacità. Io stesso ero estremamente giovane, così come giovane era Grindelwald all'apice della sua ascesa. Avevo saputo di una Serpeverde giunta al suo ultimo anno di studi, un'alunna con un libretto scolastico invidiabile e con dei voti davvero interessanti. Inoltre, era una Black. Quel nome era noto nella comunità magica, chiunque conosceva la purezza che scorreva nel sangue di tale stirpe. Ero certo, dunque, che incontrare quella Bellatrix Black si sarebbe rivelato utile per la mia causa. Raggiunsi l'abitazione della famiglia, osservandola dalla strada. Percorsi il perimetro, ritrovandomi davanti al giardino sul retro appena in tempo per scorgere una figura Smaterializzarsi al suo interno. Appena riuscii a percepire nitidamente i tratti della figura illuminata dalla luce delle stelle, seppi che non poteva non trattarsi della persona che ero venuto ad incontrare. Sfoderai il mio sorriso più amabile, appoggiando i gomiti al cancelletto dello steccato che dava accesso al giardino. «Quali speranze per il nuovo anno?» chiesi. Non mi preoccupai di presentarmi, non subito almeno. Sapevo di possedere abbastanza carisma per spingere una persona a rispondere ad ogni mia affermazione, non potevo risultare indifferente.
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