Nuovo anno

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    Nevicava.
    Aveva iniziato poco prima di mezzanotte, nell'istante precedente all'arrivo del nuovo anno.
    La serata si era svolta nella compagnia degli usuali ospiti, per lo più membri di famiglia, cui si univano conoscenze di lunga data e qualche amicizia di mia sorella.
    Terminati dei festeggiamenti mi ero recata in camera mia, ricercando un po' di quiete: sentivo il bisogno di dedicarmi ad altro.
    Seduta sulla cassapanca sotto la finestra della mia stanza, ero intenta a sfogliare un libro recuperato dalla biblioteca di famiglia, concernente le Arti Oscure.
    Per la prima volta avvertivo le vacanze natalizie durare decisamente più del dovuto.
    Ero impaziente di tornare ad Hogwarts, riunirmi ai Serpeverde e riprendere le lezioni, considerando che mancava ben poco agli esami finali. Ma ciò non mi preoccupava.
    Eccellevo in ogni materia e non era certo merito degli insegnanti. Approfondivo gli studi grazie ai libri che mi era permesso consultare in biblioteca e a quelli reperibili nel Reparto Proibito.
    Mi ero dedicata con particolare dedizione all'apprendimento delle Arti Oscure, nonostante non fosse inclusa tra le materie di studio ad Hogwarts.
    Una grave mancanza per la scuola. Ma immaginai che Silente preferisse inserire discipline come Babbanologia e disfarsi di quelle realmente degne di nota.
    Sospirando, posai il libro e gettai lo sguardo fuori dalla finestra, verso il cielo notturno. Non vi erano nubi quella sera, ma ciò non aveva impedito alla volta celeste di assumere tonalità più buie del consueto: le stelle parevano spegnersi, inghiottite dall'oscurità che diramava in ogni direzione allungando i suoi tentacoli neri sul paesaggio sottostante.
    Mi persi in quella contemplazione mentre il buio assorbiva la luce degli astri, rendendo la volta celeste un'unica immensa macchia d'inchiostro che si rifletté infine nei miei occhi, ridotti a due pozzi senza fine.
    Forti colpi al portone di casa mi strapparono ai miei pensieri.
    Roteai gli occhi, esasperata. Fantastico, altri parenti o probabili amici di Cissy erano esattamente quello di cui avevo bisogno.
    Non che disprezzassi le riunioni familiari, tuttavia non ero decisamente dell'umore adatto per accogliere chiunque fosse.
    Spalancai le vetrate esaminando rapidamente l'ambiente circostante per accertarmi di non essere vista prima di Smaterializzarmi nel giardino sul retro.
    Mi avvicinai all'albero che sovrastava il resto della vegetazione, rigirandomi la bacchetta tra le dita.
    La clausola che impediva di compiere incantesimi alla presenza di occhi Babbani mi frustrava.
    Essere costretti a contenere la propria magia, la propria essenza, unicamente per non rivelare la propria esistenza alla feccia che invadeva il nostro mondo era decisamente assurdo. Mi disgustava.
     
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    Da quando Silente mi aveva negato un posto come docente all'interno di Hogwarts molte cose erano cambiate, almeno per quanto mi riguardava. Non sarei divenuto un insegnante, ma sapevo come vendicarmi per il rifiuto datomi dal Preside. Innanzitutto avevo gettato una maledizione sul posto di professore di Difesa Contro le Arti Oscure: nessun docente sarebbe rimasto al castello per più di un anno.
    L'incanto aveva avuto successo e mi aspettavo che per tutta la durata della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, quel posto che io stesso avevo anelato sarebbe stato circondato da un alone di precarietà. Nessuno sarebbe stato in grado di porre termine alla mia maledizione.
    Archiviato dunque il mio desiderio di divenire un insegnante, mi concentrai sulla realizzazione di altre mie ambizioni.
    Avevo raccolto i cimeli dei quattro fondatori di Hogwarts, avevo già creato diversi Horcrux, seguendo il procedimento di quando ero ad Hogwarts ed avevo ucciso Mirtilla Malcontenta. Allora era stato il mio diario l'oggetto nel quale avevo riposto un frammento della mia anima, un oggetto che mi apparteneva, che simboleggiava il mio percorso di studi in un ambiente che amavo.
    Anelavo all'immortalità e alla grandezza e sapevo che, per raggiungere tali obiettivi, non potevo contare solo sulle mie forze. Io, da solo, potevo divenire il Mago più potente al mondo. Non il Mago Oscuro più potente, non vi era fazione, non vi era schieramento, solo Potere. Pura e semplice energia.
    Dunque, per dominare sulla comunità magica avevo bisogno di seguaci, avevo bisogno di creature che mi seguissero, che desiderassero compiacermi, che espandessero la mia influenza su tale società.
    Ero abbastanza intelligente da comprendere di non potermi fidare di tali seguaci, difatti non lo facevo, ma sapevo anche che ne avevo bisogno.
    Avevo pure bisogno di occhi ed orecchie ovunque.
    Desideravo reclutare seguaci al Ministero, così da poter tenere sotto controllo l'operato del Ministro e dei suoi dipendenti, sia ad Hogwarts. Sarebbe stato estremamente più facile votare alla mia causa nuove menti, plasmabili e giovani. Inoltre, non era una novità che la giovinezza non fosse garanzia di inesperienza e di incapacità. Io stesso ero estremamente giovane, così come giovane era Grindelwald all'apice della sua ascesa.
    Avevo saputo di una Serpeverde giunta al suo ultimo anno di studi, un'alunna con un libretto scolastico invidiabile e con dei voti davvero interessanti.
    Inoltre, era una Black.
    Quel nome era noto nella comunità magica, chiunque conosceva la purezza che scorreva nel sangue di tale stirpe. Ero certo, dunque, che incontrare quella Bellatrix Black si sarebbe rivelato utile per la mia causa.
    Raggiunsi l'abitazione della famiglia, osservandola dalla strada. Percorsi il perimetro, ritrovandomi davanti al giardino sul retro appena in tempo per scorgere una figura Smaterializzarsi al suo interno. Appena riuscii a percepire nitidamente i tratti della figura illuminata dalla luce delle stelle, seppi che non poteva non trattarsi della persona che ero venuto ad incontrare.
    Sfoderai il mio sorriso più amabile, appoggiando i gomiti al cancelletto dello steccato che dava accesso al giardino.
    «Quali speranze per il nuovo anno?» chiesi. Non mi preoccupai di presentarmi, non subito almeno. Sapevo di possedere abbastanza carisma per spingere una persona a rispondere ad ogni mia affermazione, non potevo risultare indifferente.
     
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