Dove tutto cominciò, risorgerà nuovamente

godric's hollow

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    Quanti anni erano passati? Non sapevo dirlo.
    Quanto tempo era trascorso da quella maledetta notte?
    Non ero in grado di rispondere a quelle domande.
    La mia anima spezzata, mutilata, frammentata ancora, e ancora, e ancora, aveva limitato la mia connessione con il mondo dei vivi, rendendomi simile ad un fantasma.
    Sogghignai con amarezza.
    Io, Lord Voldemort, un fantasma, al pari del Barone Sanguinario.
    Non era possibile.
    Io ero immortale, io vivevo, non mi sarei limitato ad aleggiare su questa terra, ridotto ad un ectoplasma incorporeo, incapace di praticare qualsiasi incantesimo.
    La magia era il sangue che pulsava nelle mie vene, era linfa vitale per me.
    Senza di essa, sarei stato solo un involucro vuoto.
    Era la magia che mi teneva in vita, che mi aveva permesso di non svanire definitivamente quando Potter aveva rivoltato contro di me quella che doveva essere la mia bacchetta.
    La Stecca della Morte doveva appartenere al mago più forte, ed io incarnavo perfettamente quella definizione.
    Non veniva chiesta la mano del più coraggioso, del più leale, del più buono.
    Era la potenza che poteva liberare il potere di quell'oggetto, ma avevo compreso che la mia forza era stata talmente eccessiva da incrinare persino la Bacchetta di Sambuco.
    Fortunatamente, quando mi ero reso conto che per infrangere gli incantesimi posti a difesa di Hogwarts la mia bacchetta si era spezzata, avevo provveduto ad elaborare un nuovo piano di emergenza.
    Una nuova via di fuga.
    Ero ridotto praticamente ad uno spirito, non ero più un'anima -ormai troppo frammentata- non avevo più un corpo -distrutto nello scontro contro Potter- ma qualcosa di me era rimasto.
    Qualcosa c'era.
    Credevo fosse la mia mente, la mia coscienza, ma non avrei potuto dirlo con certezza.
    Sapevo solo che non ero morto; non del tutto, almeno.
    Credevo che avrei vagato come un'entità nel mondo magico, incapace di tornare al mio corpo, a possedere un'essenza tangibile, impossibilitato ad andare oltre, a morire definitivamente.
    Erano trascorsi ben diciannove anni prima che qualcosa di straordinario -una pura coincidenza fortuita- giungesse in mio soccorso.
    Nicolas Flamel, lo stesso alchimista della pietra filosofale, lo stesso che aveva promesso a Silente che l'estratto di lunga vita fosse esaurito e che gliene era rimasto abbastanza per un anno circa e che evidentemente aveva mentito, non aveva cessato con i suoi esperimenti.
    Egli si era cimentato in un nuovo incantesimo, una formula che ebbe degli effetti collaterali devastanti.
    Io ero rinato.
    Mi aveva riportato in vita.
    Non sapevo ancora quale fosse l'intento di Flamel, cosa cercasse, sapevo solo che ero tornato ad essere me stesso.
    Avevo nuovamente il mio corpo, avvertivo la vita fluire dentro di me, ma c'era qualcosa di strano, qualcosa di inspiegabile.
    Era come una sensazione che mi lambiva, ma al momento non vi feci molto caso.
    Dovevo trovare una bacchetta, dovevo recuperare delle informazioni, scoprire cosa fosse successo in quegli anni.
    Dovevo sapere se l'incantesimo di Flamel avesse riportato solo me o anche altri.
    Poi... beh, poi avrei ucciso Harry Potter.
     
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    Fu come risvegliarsi da un sogno.
    Incapace di stabilire quanto tempo fosse passato da allora, da quando avevo chiuso gli occhi per l'ultima volta, lasciai vagare la mente alla ricerca di un ricordo che potesse rievocare gli eventi accaduti negli ultimi anni, se di anni si trattava. Quando sbattei le palpebre capii solo di non essere più nella Sala Grande. Avevo perso la cognizione del tempo. Ma il buio di quella notte non aveva nulla a che fare con le tenebre in cui la mia memoria si perdeva non appena tentavo di far riaffiorare i ricordi. Per quanto le imponessi di ricordare, erano sempre le stesse immagini a farsi strada nella mia testa, ignorando la profonda voragine che separava quell'unico, lontano ricordo dall'istante in cui avevo ripreso a respirare. Eppure non sembrava passato più di un secondo da quando Molly Weasley era corsa in difesa della figlia minore e mi aveva uccisa. Ero stata una stupida, non avrei dovuto abbassare la guardia. Avevo sottovalutato la traditrice del proprio sangue e quell'attimo di imprudenza mi era costato la vita.
    Avevo perso tutto ciò che importava, quella notte. E non solo la causa per cui lottavo.
    L'avevo deluso. Io, la sua più fedele seguace, mi ero fatta sconfiggere da un'inetta, lasciandolo solo nel bel mezzo della battaglia.
    Ma ora il mio cuore era tornato a battere, potevo sentirlo nel silenzio che aleggiava in quel paesaggio interamente coperto dalla neve. Non sapevo perchè, nè da dove fosse arrivata, ma avevo una seconda possibilità. Non l'avrei sprecata. Mi alzai faticosamente da terra e qualche fiocco di neve si staccò dai miei capelli. Osservai le mie mani, gelide, come se ancora non si fossero rese conto di aver lasciato il regno dei morti. Sollevai la manica che avvolgeva il braccio sinistro fino a scoprire il Marchio Nero. Spiccava sulla pelle bianca come se qualcuno avesse riversato una boccetta di inchiostro sul manto candido che ricopriva ogni cosa intorno a me. Non era mai stato così nitido, sentivo la carne bruciare annientando la sensazione di gelo che mi avvolgeva. Poteva significare solo una cosa. E' vivo. Avvertii il mio cuore sussultare a questo pensiero. Mi guardai istintivamente intorno, come se mi aspettassi di vederlo spuntare dalla nebbia. Del resto, perchè no?
    Ci doveva essere un motivo per cui mi ero risvegliata in quel luogo. E se fosse stato Lui? Se mi avesse riportata in vita? Chi altri possedeva tali poteri?
    Esaminai con una rapida occhiata il luogo in cui mi trovavo. Sotto lo spesso strato di neve spuntavano numerose costruzioni di marmo: tombe. Un cimitero. Sogghignai... un luogo appropriato per un ritorno dall'aldilà.
    Avvertii il Marchio Nero bruciare più intensamente. Mi stava chiamando.
    Non potevo farlo attendere oltre. Varcai le porte del cancello abbandonando il cimitero e, con esso, la morte. Solo una sensazione non mi abbandonò, neanche dopo che ebbi posto una certa distanza tra me e i cadaveri che giacevano immobili sotto strati e strati di terra. Una sensazione di vuoto che non riuscivo a spiegarmi e a cui, al momento, non diedi particolare importanza.
    Alzai il cappuccio del mantello, non potevo rischiare di farmi riconoscere, e mi incamminai per le strade di Godric's Hollow.


    Edited by Bellatrix Riddle - 21/10/2012, 00:27
     
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    Lei fu la prima, come sempre.
    Era sempre la sua figura che i miei occhi incontravano ogni volta che chiamavo a me i miei seguaci.
    Bellatrix non mi aveva deluso, nemmeno questa volta.
    Era tornata.
    Mi domandai se sapesse qualcosa in più di me, se fosse a conoscenza della ragione per la quale eravamo stati riportati in vita.
    La mia anima era stata così straziata dalla creazione degli Horcrux che, unitamente al mio ultimo, disperato, tentativo di non morire, non sarebbe mai riuscita a trovare la pace, ma la sua?
    Se Bellatrix fosse morta, ed ero certo che l'incantesimo della Weasley fosse andato a buon fine, da dove era stata strappata?
    Esisteva una nuova vita oltre quella terrena?
    Oppure ciò che ci aspettava era qualcosa di indefinito, non paragonabile ad un'esistenza.
    Dopotutto, nessuno si rammenta di cos'era prima della nascita.
    Forse alcune credenze babbane che parlavano di reincarnazione avevano ragione, forse gli spiriti dei defunti entravano in nuovi corpi.
    Dunque Bellatrix era morta una seconda volta per tornare in vita con l'aspetto che io conoscevo?
    Ero sempre stato affascinato dalla morte, ma sfortunatamente, nemmeno i fantasmi di Hogwarts avevano saputo rispondere alle mie domande.
    Nessuno poteva.
    I fantasmi, dopotutto, non avevano compiuto il 'grande passo'.
    Non sapevano cosa vi fosse dopo.
    Allontanai quei pensieri, certo che quella non fosse l'occasione adatta per analizzare le mie teorie ed accolsi Bellatrix con un sorriso, o almeno, la forma più simile ad un sorriso che le mie labbra scarne sapevano adottare.
    «Bentornata» commentai.
    Ero lieto di averla nuovamente con me.
    Lei non mi aveva abbandonato, nemmeno quando, durante la battaglia di Hogwarts, Harry Potter aveva sfidato per l'ennesima volta la mia pazienza, ritornando in vita, mostrando la sua insopportabile salute saltando giù dalle braccia di Hagrid.
    Narcissa mi aveva mentito.
    I Malfoy mi avevano tradito.
    Era un affronto che non avrei assolutamente perdonato, difatti, prima di qualsiasi altra cosa, ero certo che sarei andato a fare una tranquilla visita di cortesia al Malfoy Manor, giusto per informarli che ero tornato.
    Non dubitavo che Lucius e Draco lo sapessero già: sapevo che i loro marchi ardevano come fiamme incandescenti sulle loro braccia, ma non desideravo perdermi la loro espressione.
    Ammesso che Lucius fosse ancora vivo.
    Non sapevo ancora in che anno ci trovassimo, pertanto non avevo idea di quale membro della generazione Malfoy avrei incontrato.
    «Cosa è accaduto, Bellatrix?» domandai, sperando ch'ella fosse tornata da più tempo di me e che quindi potesse spiegarmi la nostra resurrezione.
    Udire nuovamente la mia voce dopo un tempo che a me pareva eterno, mi provocò una strana sensazione euforica.
    Avevo sempre amato parlare, sapevo di possedere un certo dono nell'uso delle parole ed ora, finalmente, potevo farvi ancora ricorso.
     
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    Il suono dei miei passi risuonava lungo la strada, attutito dalla neve che ricopriva il villaggio facendolo sprofondare nel silenzio.
    Lasciai che il mio sguardo si perdesse nell'oscurità del cielo, mentre i miei pensieri tornavano nuovamente alla notte in cui ero stata sconfitta.
    Ricordavo ogni cosa con chiarezza: le grida di battaglia nella Sala Grande, lo sguardo irato della Weasley che era accorsa in difesa della figlia e l'incantesimo che aveva posto fine alla mia vita.
    E il suono che più di qualunque altra cosa in quella notte mi aveva annientata.
    Un urlo di rabbia era echeggiato nel castello. Il suo.
    La sua ira per il sapermi perduta era stata l'ultima cosa che avevo udito prima di crollare a terra. Ero certa che, se avessi intercettato il suo sguardo, avrei scorto la delusione nei suoi occhi.
    Non sapevo cosa fosse accaduto in seguito, ma ero più che certa dell'esito della battaglia: il Signore Oscuro aveva trionfato sul Prescelto, non poteva essere altrimenti.
    Quanti anni erano passati da allora? Nonostante mi sforzassi di colmare il vuoto causato dalla separazione della mia anima dal corpo, non riuscivo a stabilire per quanto tempo fossi rimasta incosciente.
    Evidentemente il tempo era un concetto di cui ci si liberava, una volta morti.
    Il suono delle campane di una chiesa vicina mi strappò ai miei pensieri.
    Numerosi Babbani si riversarono per le strade. Non doveva essere passato troppo tempo dalla vittoria dell'Oscuro se quella feccia era ancora in circolazione, riflettei.
    Fortunatamente non mi imbattei in nessuno di loro lungo il mio cammino: il luogo era stranamente deserto e una volta che questi furono entrati nella piccola chiesa anche quel fastidioso vocio si spense e nelle vie calò nuovamente il silenzio.
    Posai gli occhi lungo la fila di villette alla mia sinistra e continuai a camminare finchè non mi imbattei nelle macerie di una vecchia casa.
    Mi fermai ad osservare il luogo dove anni prima il Mio Signore era scomparso, colpito dal suo stesso incantesimo che gli si era rivoltato contro. Lo avevo cercato a lungo, quella notte. Molti avevano sostenuto che fosse morto, ma non io. Mai.
    Riponevo in lui una cieca fiducia e sapevo che nulla si sarebbe mai potuto opporre al Mago Oscuro più potente del mondo.
    Avvertii il Marchio Nero bruciare intensamente e alzai lo sguardo dalle rovine per posarlo sulla figura che si stagliava di fronte alla casa.
    Incrociai i freddi occhi rossi di Lord Voldemort e solo in quell'istante mi sentii nuovamente viva.
    -Bentornata- mi accolse con un sorriso.
    Mi inchinai al suo cospetto senza mai distogliere lo sguardo dal volto che veneravo.
    -Mio Signore...- mormorai avvertendo i battiti del cuore accelerare.
    Speravo che avrebbe potuto rivelarmi cosa fosse accaduto negli ultimi anni, sempre che di anni si trattasse, ma le sue parole mi fermarono dal domandare qualunque cosa.
    Per un istante lo fissai interdetta: pareva non saperne molto più di me.
    Potter aveva quindi trionfato, durante l'ultima guerra?
    Stentavo a credere che il Signore Oscuro fosse caduto in battaglia, ma dovevo accertarmene.
    -Voi siete...?- mi astenni dal pronunciare la parola "morto".
    Non che la temessi, ma dopo quanto era accaduto preferivo tenermi a distanza da quell'argomento.
     
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    Bellatrix lasciò la sua domanda in sospeso, ma potevo intuire cosa mi voleva chiedere.
    Dunque nemmeno lei era a conoscenza del perché fossimo tornati in vita, perché proprio ora.
    Mi voltai ad osservare la vecchia abitazione dei Potter.
    I Maghi avevano reso quel luogo una sorta di meta di pellegrinaggio; un simbolo della mia grandezza fallita, un simbolo della forza del Bene e dell'Amore.
    Detestavo quell'ultima parola.
    Silente me l'aveva ripetuta così tante volte da farmela diventare nauseante.
    Cosa ci poteva essere di grandioso nell'amare un'altra persona? Dedicare la propria vita a compiacere qualcun altro, ad idolatrare qualcun altro.
    Trovavo questo sentimento assurdo ed inutile, e nemmeno il sacrificio di Lily Potter e quanto collegato ad esso mi avevano fatto cambiare idea.
    Rimanevo della mia posizione: avevo perso solamente a causa della fortuna di Harry Potter, nient'altro.
    «Sì, sono morto» rivelai.
    Bellatrix era stata sconfitta dalla Weasley prima che potesse assistere alla mia disfatta con il Prescelto, l'Indesiderato Numero Uno, pertanto non poteva sapere cosa era avvenuto dopo.
    Non sapeva cosa mi era accaduto.
    Nessuno lo sapeva.
    I Mangiamorte si erano dileguati quando avevano intuito che non ci sarebbe stata la festa trionfale che si aspettavano, quando avevano compreso che non avrebbero avuto i vantaggi che avevo promesso loro.
    Mi avevano voltato le spalle, mi avevano tradito.
    Ora però ero tornato ed avrei fatto in modo che nessuno potesse più tradirmi, che nessuno potesse più abbandonarmi.
    Avrei imposto il Voto Infrangibile per tutti coloro che desideravano unirsi a me.
    In questo modo, ero sicuro, avrei avuto la certezza della loro lealtà.
    L'esperienza con i Malfoy mi aveva insegnato che nemmeno nei più vili, nei più viscidi potevo confidare.
    Codaliscia era stato ucciso dalla sua stessa mano artificiale per aver provato pena per Potter, Lucius era fuggito assieme alla sua famiglia.
    Per non parlare di Severus.
    Colui che reputavo uno dei miei migliori seguaci a causa del suo intelletto, della sua capacità, si era rivelato il più traditore.
    Aveva cospirato con Silente per abbattermi, aveva protetto Potter.
    E tutto per quella lurida Mezzosangue.
    Tutto per l'Amore.
    Ancora quell'emozione disgustosa.
    Ma tutto questo non si sarebbe ripetuto, non ora.
    «Adesso però sono tornato» soggiunsi con un guizzo negli occhi. «E sono determinato a riprendermi ciò che mi spetta.
    Sei con me, Bellatrix?»
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    Sapevo cosa mi avrebbe risposto, ma volevo sentirlo dire.
    Avevo bisogno di sapere che una seguace mi era rimasta.

     
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    -Sì, sono morto-
    Fui travolta dalla rabbia quando l'Oscuro pronunciò quelle parole.
    Harry Potter aveva trionfato nuovamente ed io tremendamente stufa della sua sfacciata fortuna.
    Perchè non poteva semplicemente morire, così com'erano morti tutti coloro che avevano tentato di intralciare l'ascesa al potere del Signore Oscuro?
    Potter era rimasto solo, abbandonato da tutti coloro che un tempo aveva chiamato "amici", da coloro che amava... L'ennesima prova che l'amore altro non era che un'illusione creata per confortare i deboli.
    E deboli erano coloro che avevano pensato di poterci sconfiggere, restando al fianco del loro prezioso Prescelto, del Bambino Sopravvissuto, il Ragazzo che Fermò l'Oscuro Signore... idioti..
    Eppure, nonostante non avessero possibilità di reggere alcun confronto con noi, gli eventi avevano nuovamente preso una piega a loro favorevole.
    Ma l'amore non c'entrava, non questa volta.
    Vi era un'unica spiegazione alla disfatta di Lord Voldemort.
    Coloro che reputava suoi fedeli seguaci l'avevano tradito, abbandonandolo non appena avevano visto Potter riprendere miracolosamente vita saltando giù dalle braccia di Hagrid.
    Del resto, non era la prima volta che quei vigliacchi se la davano a gambe al primo imprevisto. Nessuno di quei vermi che strisciavano ai piedi del mio Signore meritava di servirlo.
    Tantomeno Lucius Malfoy.
    Per anni quel sudicio essere aveva cercato di guadagnarsi i favori di Lord Voldemort mostrandogli fedeltà e rispetto. Lo temeva, questa era la verità.
    Era stato il primo a voltargli le spalle dopo la sua caduta e, mentre io venivo condotta ad Azkaban assieme ai pochi rimasti fedeli, egli si era comprato la fiducia di Caramell e del Ministero della Magia, fingendo di essere stato controllato dalla Maledizione Imperius.
    Infine, Malfoy aveva mostrato ancora una volta la sua codardia, fuggendo assieme al figlio e alla moglie.
    Narcissa.
    Un nodo mi strinse lo stomaco non appena quel nome riaffiorò nella mia mente e non potei che provare vergogna per le condizioni in cui era precipitata la nostra famiglia.
    Colei che un tempo chiamavo sorella aveva mentito a Lord Voldemort causandone la sconfitta. Aveva salvato Potter, unicamente per amore verso il figlio.
    Sapere di essere unita a quella lurida traditrice da un legame di sangue mi disgustava.
    Ma me ne sarei sbarazzata presto, nello stesso modo in cui mi ero tolta dai piedi quella piccola mezzosangue che aveva infangato ulteriormente il nome della nostra famiglia andando ad accoppiarsi con un Lupo Mannaro. Avrei riportato la famiglia Black al suo precedente splendore.
    Guardai Lord Voldemort e annuii alle sue parole.
    -Certamente, Mio Signore- risposi, con una certa fierezza nello sguardo.
    Sapeva che non l'avrei mai abbandonato, che su di me avrebbe sempre potuto contare e questo mi rendeva orgogliosa.
    -Vi seguirò sempre, ovunque.-
    Gli avrei dimostrato di essergli leale come nessun altro lo era mai stato. Ero l'unica di cui poteva fidarsi veramente.
    Ero sempre stata la sua più fedele seguace, la migliore, ed ero pronta a fare il massimo sacrificio per lui.


    Edited by Bellatrix Riddle - 1/11/2012, 20:15
     
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    Sorrisi compiaciuto alla risposta di Bellatrix: ella non mi avrebbe tradito, anzi, sarebbe stata al mio fianco nella mia nuova ascesa al potere.
    Avevo deciso che avrei portato nuova linfa all'interno dei Mangiamorte, non mi sarei più fidato di coloro che un tempo si trovavano al mio fianco, ma che proprio quando mi occorreva la loro lealtà mi avevano abbandonato.
    Questa volta avrei trovato nuovi fedeli, nuovi Maghi e nuove Streghe che sarebbero stati disposti a tutto per compiacermi.
    Sapevo che non potevo sperare di trovare la stessa lealtà che Bellatrix provava nei miei confronti, ma avrei fatto tutto il possibile per raggiungere un livello adeguatamente sufficiente anche con gli altri Mangiamorte.
    Non avrei permesso ulteriori tradimenti.
    Ora, tuttavia, avevo bisogno di scoprire cosa fosse accaduto in questi ultimi anni.
    Avevo bisogno di informazioni, di sapere cosa era avvenuto nella comunità magica e, soprattutto, che fine avessero fatto i Malfoy e Potter.
    Una volta liberatomi nuovamente di loro, mi sarei potuto concentrare sull'ottenimento del potere e quindi della conquista del Ministero della Magia.
    Avevo perduto la mia bacchetta durante il combattimento contro il Prescelto, pertanto mi rivolsi a Bellatrix.
    «Hai la tua bacchetta?» domandai.
    Volevo recarmi alla Testa di Porco, là avremmo trovato persone desiderose di parlare che ci avrebbero potuto raccontare gli ultimi avvenimenti, dopodiché li avremmo uccisi affinché non rivelassero il nostro ritorno.
    Avvertivo inoltre il desiderio di scoprire se altri defunti fossero tornati su questa Terra o meno.
    Dovevo sapere chi altro non era più morto.
    Forse, cominciando proprio da Hogsmeade avrei potuto colmare le mie lacune e scoprire ogni cosa.
    Smaterializzandoci quindi avremmo fatto prima, abbandonando Godric's Hollow per il villaggio nei pressi di Hogwarts.
    Non avevo dubbi circa il fatto che Bellatrix mi avrebbe donato la sua bacchetta, in attesa che io ne conquistassi un'altra degna del mio potere.
    La Stecca della Morte si era spezzata tra le mie dita, mentre della mia precedente bacchetta avevo perduto ogni traccia.
    L'avevo abbandonata a villa Malfoy, quando l'avevo abbandonata in favore di quella di Lucius, sperando che, liberandomi del nucleo gemello di quello di Potter, il mio Anatema sarebbe andato a buon fine.
    Tutte teorie errate.
    Tutte teorie suggeritemi da Olivander e da Piton.
    L'ultimo aveva già pagato, e presto avrei cercato anche il primo.
     
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    Annuii lieta di poter essergli nuovamente utile e porsi la mia bacchetta al Signore Oscuro senza alcuna esitazione, immaginando che dovesse aver perduto la sua nello scontro con Potter. Non mi interessava minimamente il fatto di essere rimasta disarmata.
    Gettai un'ultima occhiata a quel luogo deserto, certa che l'Oscuro fosse pronto a lasciarlo: non era certo il posto adatto per scoprire ciò che era accaduto durante la nostra assenza. Avremmo presto raggiunto un villaggio magico, forse Hogsmeade, dove avrei potuto trovare una nuova bacchetta oltre alle informazioni di cui avevamo bisogno, sebbene queste non fossero le uniche cose che ci mancavano.
    Per quanto potente, Lord Voldemort non poteva sperare di riconquistare da solo il suo precedente potere e coloro che lo servivano erano morti o lo avevano abbandonato.
    Io ero tornata, certo, e mai e poi mai mi sarei sognata di abbandonarlo.
    Ma ero consapevole che questo non bastava.
    L'Oscuro necessitava di nuovi seguaci, migliori dei precedenti, pronti a servirlo e a combattere per lui senza temere la morte o una possibile cattura.
    Dubitavo che i più sarebbero stati all'altezza del compito, ma era necessario riempire nuovamente le fila dei Mangiamorte.
    Non potevamo contare su coloro che un tempo erano stati nostri alleati: i pochi fedeli che erano stati rinchiusi ad Azkaban con me erano marciti tra quelle mura o avevano incontrato la morte durante l'ultima battaglia.
    In quell'istante un dubbio si insinuò nella mia mente: ero effettivamente l'unica ad essere risorta?
    Diedi voce ai miei pensieri, sperando in un chiarimento -Mio Signore, sono tornati altri?-
    Se così fosse stato, avremmo potuto rintracciare alcune vecchie conoscenze e convincere coloro che si erano sempre dimostrato leali all'Oscuro a riunirsi a noi.
    Lo stesso trattamento non sarebbe ovviamente stato riservato ai traditori.
    Sarebbero stati puniti tutti.
    A cominciare dai Malfoy.
    Risi pensando all'espressione terrorizzata che Lucius avrebbe assunto una volta resosi conto che non si trovava di fronte a due fantasmi. Sempre ammesso che fosse ancora vivo.
    Quel pensiero mi turbò. Avevo sperato di potermi vendicare personalmente dei Malfoy: non avevo messo in conto che potessero essere morti o che, più probabilmente, potessero essere stati rinchiusi ad Azkaban.


    Edited by Bellatrix Riddle - 2/11/2012, 23:21
     
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    Bellatrix non indugiò ed immediatamente mi porse la sua bacchetta.
    La strinsi tra le dita, desideroso di avvertire nuovamente la magia scorrere nelle mie vene, ma la mia aspettativa rimase delusa.
    Non avvertii nessuna scossa familiare, non avvertii l'usuale estasi che mi pervadeva ogniqualvolta mi accingevo a dare vita ad un incantesimo.
    I miei sensi si misero in allarme, ma allontanai quella spiacevole sensazione dicendomi che, forse, ero ancora stordito per via della mia rinascita in forma umana.
    Forse avevo bisogno ancora di tempo prima di ricominciare a provare tutte le sensazioni che pervadevano un corpo in vita.
    Bellatrix mi domandò se fossero tornati altri.
    Scossi il capo.
    «Tu sei l'unica che si è presentata a me quando ho rievocato il potere del Marchio» risposi.
    Le mie labbra si distesero in un sorriso perfido.
    «Ma non posso escludere che altri nostri vecchi amici abbiano fatto ritorno su questa Terra» aggiunsi.
    Non sapevamo ancora chi aveva fatto in modo che anime spirate tornassero su questo mondo, perciò, per quanto ne sapevamo, poteva essere opera di qualcuno che desiderava offrirmi l'occasione di tornare a dominare, come qualcuno che ambiva all'aiuto dei prodi che erano periti nel tentativo di sconfiggermi, e quindi io e la Mangiamorte eravamo solo effetti collaterali.
    La magia era insidiosa, soprattutto se si pronunciavano incantesimi di tale spessore: difatti, l'unica cosa certa era che questa formula doveva essere stata una tra le più difficili, forse seconda solamente alla creazione di Horcrux.
    Ero certo comunque che presto ogni nostra domanda avrebbe ottenuto risposta.
    Mi accinsi quindi a Smaterializzarmi, assieme a Bellatrix, ad Hogsmeade.
    Non accadde nulla.
    Rimanemmo esattamente lì, a Godric's Hollow.
    Non avevo mai fallito una Smaterializzazione, mai.
    Non ero certo un incompetente.
    Guardai Bellatrix.
    Com'era possibile?
    Era forse stato posto un divieto su tale forma di trasferimento?
    Scrollai il capo.
    Ai miei piedi giaceva un ramoscello, secco.
    Lo indicai con la bacchetta e pronunciai l'incanto per farlo levitare.
    Il ramoscello rimase esattamente dov'era, come noi.
    «Cos'è accaduto alla magia?» chiesi con tono frenetico; la mia voce palesava quanto terrificante fosse per me tale scoperta.
     
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  10. Nellie Lovett
     
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    Dunque ero la sola ad essersi presentata al Signore Oscuro.
    Un lieve sorriso compiaciuto increspò le mie labbra: non potevo negare di aver accolto con piacere quelle parole, sebbene significassero che eravamo a corto di seguaci.
    Non me ne preoccupai. Dopotutto, come il Signore Oscuro fece notare, non potevamo essere certi che nessun'altro fosse tornato in vita.
    Perchè allora non ci avevano raggiunti, una volta avvertito il Marchio Nero bruciare nuovamente?
    Eravamo dunque gli unici ad essere stati strappati alle braccia della morte?
    Mi chiesi chi avesse potuto eseguire un incanto simile e perchè.
    Le informazioni in nostro possesso erano ancora troppo scarse per fornire una risposta a queste domande. Potevamo soltanto fare delle ipotesi, nulla che avrebbe potuto soddisfare il nostro bisogno di sapere ciò che era avvenuto.
    Hogsmeade. In quel luogo avremmo trovato le risposte che cercavamo. E chissà che qualche vecchia conoscenza non fosse rispuntata proprio lì, in quel villaggio...
    Ad ogni modo, se fossimo effettivamente stati gli unici ad essere risorti, radunare nuovi seguaci non sarebbe stato un problema.
    Ero certa che, per quanto potessero essere cambiati i tempi durante la nostra assenza, vi sarebbe sempre stato qualcuno pronto a schierarsi per la nostra causa.
    L'Oscurità non sarebbe mai stata cancellata completamente dal nostro mondo.
    Schiere di Maghi e Streghe convinti di poterci sconfiggere avevano tentato a lungo di respingere i nostri attacchi sperando nella creazione di un mondo governato da ciò che chiamavano Bene. Ma i loro tentativi erano stati vani.
    Le tenebre governavano questa terra da sempre. Esse nascevano dal cuore stesso delle persone, erano parte di loro. Niente e nessuno sarebbe mai stato in grado di eliminarle definitivamente. Persino Albus Silente era morto riponendo la sua fiducia nell'uomo sbagliato, ostinandosi a credere che in lui vi fosse qualcosa di buono. Vecchio idiota. Io stessa non mi ero mai fidata di Severus, per quanto bene recitasse la sua parte alla presenza dell'Oscuro Signore.
    Allontanai questi pensieri intuendo dallo sguardo di quest'ultimo che era tempo di lasciare quel luogo. Sfiorai il braccio del Signore Oscuro e attesi dunque che ci Smaterializzasse ad Hogsmeade.
    Trascorsero alcuni istanti ma il paesaggio attorno a noi non mutò.
    Rivolsi uno sguardo interrogativo a Lord Voldemort scorgendo lo stupore nei suoi occhi.
    Non dubitando minimamente dei poteri del più grande Mago esistente al mondo, pensai inizialmente ad un divieto imposto dal Ministero.
    Per quale motivo?
    Scossi la testa, sconcertata. No, la ragione doveva essere un'altra.
    Seguii con lo sguardo il Signore Oscuro mentre questi puntava la mia bacchetta contro un ramoscello pronunciando un incantesimo di levitazione. Il ramo non si mosse da terra.
    Avvertii una sensazione di gelo invadermi il petto, all'altezza del cuore, e per un istante avvertii l'impulso di riappropriarmi della bacchetta e pronunciare l'incanto di persona.
    Naturalmente mi trattenni: non avrei mai osato mettere in discussione l'abilità dell'Oscuro, così mi limitai a fissarlo avvertendo il panico crescere maggiormente ad ogni secondo.
    -Potrebbe essere colpa della bacchetta, Mio Signore- suggerii senza preoccuparmi di nascondere l'agitazione. Del resto, Olivander ci aveva fatto comprendere fin troppo bene quanto le bacchette potessero rivelarsi schizzinose in fatto di proprietari. Ma mai aveva accennato al fatto che esse si rifiutassero addirittura di compiere un incantesimo tanto basilare. In quel momento la sensazione di vuoto che mi attanagliava da quando avevo messo piede fuori dal cimitero sembrò intensificarsi ed il mio cuore sussultò.
    Non era la bacchetta il problema.
    Scrutai il volto di Lord Voldemort tentando di coglierne i pensieri.
    Nonostante fossi un'abile Occlumante, non riuscii naturalmente a spezzare la barriera che egli aveva creato attorno alla sua mente.
    O avevamo forse perduto anche quella capacità? No, era impossibile.
    Con rabbia crescente tentai di scacciare quei pensieri: avevamo bisogno di un piano e, dal momento che non potevamo raggiungere Hogsmeade per mezzo della Smaterializzazione, avremmo dovuto cercare un'altra via.
    Desideravo più che mai venire in possesso al più presto delle risposte di cui necessitavamo.
    Pertanto dovevamo abbandonare quel luogo.



    Sore, il Nottetempo? xD


    Edited by Nellie Lovett - 13/11/2012, 23:26
     
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    Uuh, giusto!! *__* Io pensavo di far prendere un treno babbano per il villaggio vicino ad Hogsmade, ma il Nottetempo è meglio *___*




    Tutto ciò era terribile. Era un incubo, una situazione nella quale mai mi sarei voluto trovare.
    Io ero speciale, sentirmi speciale era tutto per me.
    Sapere di essere differente dagli altri mi aveva sempre spinto a cercare di migliorarmi, aveva gonfiato il mio ego, il mio orgoglio.
    Ora invece ero esattamente come tutti gli altri.
    Ero come un inutile Babbano.
    Non ero più l'Oscuro. Sapere di aver perduto i miei poteri era un'onta terribile da sostenere, che non faceva altro che aumentare la mia ira e il mio nervosismo.
    Il mio astio verso i Babbani.
    No, non dovevo lasciarmi trascinare in quelle elucubrazioni paludose.
    Dovevo mantenermi lucido e padrone di me: era vero, la magia mi rendeva speciale, ma io possedevo altre doti che la moltitudine non conosceva nemmeno.
    La mia intelligenza e la mia arguzia non mi avevano abbandonato ed ero certo che mi sarebbero servite per uscire da quella situazione spiacevole ed irritante.
    Detestavo quello stato di disagio.
    In quell'istante un'idea si fece largo nella mia mente: se fossimo stati riportati in vita per risolvere questa questione? Se fossimo tornati per riportare la magia?
    Ormai era evidente che quel potere che scorreva nelle nostre vene, come se fosse sangue, era svanito.
    Era scomparso nel nulla.
    Dovevo ancora scoprire se l'essere tornati in vita avesse portato come effetto collaterale la sparizione della magia, oppure se fosse il contrario.
    O magari il nostro ritorno non aveva nulla a che fare con tutto quanto, anche se quest'eventualità mi sembrava completamente inverosimile.
    Una cosa rimaneva inalterata: dovevamo andare ad Hogsmeade, parlare con qualcuno che non aveva perduto anni di vita e scoprire da quanto tempo persisteva l'abbandono della magia nel nostro mondo.
    Avevamo assolutamente bisogno di informazioni.
    Magari era avvenuto qualche cambiamento colossale che aveva semplicemente mutato il modo di praticare la stregoneria.
    Magari non si usavano più le bacchette ma qualcos'altro.
    Anche quest'idea non mi soddisfaceva pienamente: non credevo che potesse essere la risposta alle nostre domande.
    Si sentiva perfettamente la mancanza della magia.
    Era una sensazione terribile e non vedevo l'ora di porvi rimedio al più presto.
    Bellatrix suggerì che l'impotenza dei miei incantesimi fosse dovuta alla sua bacchetta, ma sia io che lei sapevamo che non era vero.
    Scossi il capo.
    «Entrambi sappiamo che non è così» risposi.
    Tuttavia apprezzai il suo commento.
    Se si fosse trattato di un altro Mangiamorte, avrebbe immediatamente imputato il fallimento al sottoscritto.
    E sarebbe morto.
    Invece Bellatrix non nutriva dubbi circa il mio potere e la mia abilità: era evidente che non era colpa mia.
    Le restituii la sua stecca: di sicuro non mi occorreva, non ora almeno.
    «Dobbiamo comunque recarci ad Hogsmeade» asserii.
    In genere mi trasportavo Smaterializzandomi, o volando.
    Non avevo idea di come spostarsi in altro modo.
     
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    Mi infilo anche ioooooo XD




    Nero.
    Era tutto completamente nero.
    E poi, una luce aveva squarciato tutto quel nero, e io mi ero svegliata di soprassalto, sdraiata nella neve candida e bianca.
    Avevo alzato il busto all'improvviso, respirando tutta in una volta l'aria gelida della Godric's Hollow Dicembrina.
    Ero rimasta seduta per terra per diverso tempo, ansimando come se avessi corso.
    Mi guardai intorno, cercando di capire come diavolo ci fossi finita lì. Io ero morta. Ed ero morta ad Hogwarts, per mano di quella traditrice di Tonks, che era stata poi a sua volta uccisa sotto i miei occhi da Bellatrix.
    E invece in quel momento ero a Godric's Hollow, nella periferia della città. Lontana dalla casa dei Potter, dal cimitero e dalla chiesa.
    La mia mano destra stringeva ancora la bacchetta.
    La alzai per avvicinarla al viso, e all'improvviso una forte luce bianca, la seconda nel giro di poco tempo, si avvicinò a me. Era veloce, tanto che mi scansai appena in tempo.
    Avevo rischiato infatti i essere investita da un grosso autobus blu a tre piani.
    Una ragazzetta piccolina scese i gradini. Somigliava vagamente a Stan Picchetto, che io avevo incontrato la prima e unica volta che avevo preso il Nottetempo negli anni in cui mi nascondevo dal Ministero ed ero stata costretta a tornare in Inghilterra.
    Mi guardò per un attimo, alzando appena un sopracciglio chiaro, stringendosi nel giubbotto.
    "Che cosa ci fai lì per terra?"
    Non sono affari che ti riguardino. ribattei, brusca. Ho bisogno di andare a Hogsmade. dissi poi, rialzandomi e scrollandomi la neve di dosso con delle grandi manate. Ti pagherò dopo. conclusi, salendo sull'autobus.
    La ragazza si strinse nelle spalle e il Nottetempo partì.
    Solo quando mi fui accomodata su uno dei letti che mi resi conto del vuoto che sentivo nello stomaco e a cui non riuscivo a dare spiegazione.
    Era come avere le farfalle nello stomaco, ma con qualcos'altro ancora peggiore.
    E poi, mentre guardavo distrattamente fuori dal finestrino, lo vidi.
    Lui.
    Il Nottetempo si fermò di colpo, e io, che per la sorpresa non mi ero tenuta alle colonne del letto a baldacchino, rischiai di cadere per terra.
    Davanti alla casa dei Potter c'era il mio Signore. Sollevai la manica sinistra, allibita. Il Marchio non bruciava, ma mi sembrava impossibile che non avesse chiamato i suoi seguaci.
    Forse ci aveva chiamati, ma io mi ero risvegliata troppo tardi.
    Con lui c'era Bellatrix. Significava che era tornata anche lei, ed evidentemente in tempo per sentire il richiamo.
    Anche la ragazza, scesa per accogliere i clienti come aveva fatto con me, aveva riconosciuto il Signore Oscuro. Ed era rimasta allibita davanti a lui, gli occhi sgranati e la bocca serrata.
    Alzai la bacchetta e mormorai Imperius, ma invece che lo sguardo vacuo che ero abituata a vedere, la ragazza continuò a guardare il mio Signore stupita.
    Poi, proprio quando stava per scoppiare in un urlo, glielo feci morire in gola.
    Forse la bacchetta non aveva funzionato, ma romperle la tazza vuota che avevo trovato sul un comodino lì vicino funzionò lo stesso.
    Quando il corpo privo di conoscenza della ragazza cadde a terra e davanti a me comparve il volto del mio padrone, mi inginocchiai.
    Mio Signore. dissi. Scusate il modo Babbano con cui ho sistemato la ragazza, ma la mia bacchetta sembra non funzionare.


    Edited by hiddles <3 - 29/11/2012, 23:49
     
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  13. Nellie Lovett
     
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    Non potevo credere a quello che stava accadendo.
    Cominciai a camminare avanti e indietro, cercando una soluzione. Avvertivo i ramoscelli sepolti dalla neve scricchiolare sotto i miei passi.
    Senza la smaterializzazione i mezzi con cui raggiungere Hogsmeade diminuivano notevolmente e, senza l'uso della magia, non potevamo sperare di evocare delle scope raggiungendo quindi il villaggio in volo. Ad ogni modo, non ero certa che avrebbero funzionato.
    Non potevamo contare che sui nostri piedi. Pur sapendo che era una delle poche soluzioni, l'ultima mia intenzione era salire su uno di quei veicoli babbani che ora occupavano i lati delle strade. No. Avremmo risolto in un altro modo. Avevo avuto modo di constatare che alcune tracce di magia erano ancora percepibili: il marchio non aveva perso il suo potere. Avremmo trovato i mezzi per recarci ad Hogsmeade senza ricorrere all'utilizzo di oggetti creati dai Babbani.
    Un fruscio alle mie spalle mi fece voltare di scatto: la sagoma nera di un grosso animale era appena emersa dalla fitta vegetazione che circondava la casa in rovina.
    Fissai con astio il cane mentre seguivo con la bacchetta la sua fuga attraverso i vicoli bui che separavano le abitazioni. La mia mano era corsa quasi automaticamente ad essa: in altri tempi non avrei esitato a scagliare una maledizione contro la bestia nello stesso istante in cui avevo avvertito la sua presenza.
    Ma non appena le dita avevano sfiorato la stecca, era riaffiorata la consapevolezza di non poter più eseguire alcun incantesimo.
    Le mie dita erano strette attorno all'impugnatura della bacchetta, desiderose di eseguire l'incanto che, per motivi a me ignoti, mi veniva negato di compiere. Detestavo quella sensazione di impotenza. Non mi apparteneva. Mi sentivo scoperta, disarmata, privata di una parte di me. L'energia che da sempre scorreva nelle nostre vene, differenziandoci dalla feccia con cui eravamo costretti a condividere il nostro mondo era svanita. Ma ciò che odiavo maggiormente era non sapere cosa avesse provocato tali scoinvolgimenti nel mondo dei Maghi.
    Ribollivo di rabbia e mi sarei volentieri sfogata in altri modi ma, quando abbassai la bacchetta, l'animale era ormai scomparso.
    Frustata, rivolsi lo sguardo al Mio Signore, pronta ad elaborare un piano ma prima che potessi proferir parola un rumore assordante squarciò il silenzio seguito da un'abbagliante luce che si riversò nel viale.
    Il Nottetempo.
    La stupida idea di un Ministro di introdurre mezzi di trasporto babbani nel nostro mondo.
    L'ennesimo oltraggio alla comunità dei Maghi.
    Indietreggiai rapidamente allontanandomi dalla luce. Il cappuccio del mantello mi copriva il viso, ma non volevo rischiare di farmi riconoscere. Senza bacchetta non sarebbe stato facile persuadere coloro che si trovavano a bordo a non fare parola del nostro ritorno.
    Attesi che le porte si aprissero e, un'istante dopo, una ragazza sui vent'anni scese in strada.
    La sua bocca non aveva ancora emesso un suono, ma la sua espressione parlava chiaro: ci aveva riconosciuti.
    Andava fermata prima che le urla attirassero l'attenzione degli altri. Mi mossi velocemente verso di lei ma, prima che potessi agire in alcun modo, questa si accasciò a terra.
    Dietro di lei comparve il viso di una ragazzina, notevolmente più piccola, che ci squadrò rivolgendosi a Lord Voldemort con un tono colmo di rispetto.
    Inarcai un sopracciglio. Chi diavolo era quella bambina?
    Aveva un'aria familiare...
    Ad un tratto mi tornò alla mente un altro viso, più adulto, sporco di sangue e segnato dall'ultima battaglia.
    E l'ultima volta che avevo visto quel volto, apparteneva ad un cadavere.
    -Alexz?- mormorai.


    Edited by Nellie Lovett - 3/1/2013, 14:31
     
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    L'altro modo che mi sfuggiva, per spostarsi, era utilizzare il Nottetempo. Un mezzo di trasporto babbano, un autobus, riutilizzato dalla comunità magica.
    Quando frequentavo l'orfanotrofio, avevo preso un mezzo simile diverse volte per viaggiare, sia durante le gite che per raggiungere la stazione di King's Cross dove mi aspettava il treno per Hogwarts.
    Il ricordo quindi evocato dal Nottetempo non era dei più allegri, né felici: mi rammentava il mio passato da babbano, fino a quando Silente non era giunto da me a rivelarmi la mia natura straordinaria.
    Detestavo l'idea di essere un essere comune, di essere uguale agli altri e rivedere nella mia mente le immagini di quando ero solo un orfano, senza famiglia, senza affetti, che aspettava che qualcuno lo adottasse incrementò nel mio animo il mio odio nei confronti della situazione che si era verificata in questo momento.
    Dovevo assolutamente riappropriarmi della magia, ma dovevo mantenere la calma, non dovevo permettere che la frustrazione e la frenesia mi accecassero, impedendomi di ragionare lucidamente.
    Dovevo riflettere su quanto accaduto e cercare una soluzione.
    Ero certo che nei libri che avevo studiato durante e dopo Hogwarts non si facesse menzione ad alcun tipo di incantesimo capace di privare il mondo magico della magia.
    Era un controsenso, era un paradosso.
    Era assurdo.
    Quando la bigliettaia del Nottetempo si affacciò per porgerci il biglietto ed invitarci a salire, mi riconobbe.
    Erano passati diversi anni da quando ero stato il Signore Oscuro e sicuramente quella giovanetta non poteva avermi visto di persona.
    Un sorriso orgoglioso affiorò sulle mie labbra, anche se sapevo che il fatto che mi avesse riconosciuto non poteva certo essere un bene.
    Tuttavia io ero orgoglioso del fatto che, una generazione dopo, il mio volto era ancora capace di generare terrore in chi lo vedesse.
    Il ricordo di ciò che avevo fatto non si sarebbe mai sbiadito, mai avrebbe abbandonato la mente dei maghi.
    Ormai era annidato nei loro ricordi, come un parassita e mai sarebbe stato scacciato.
    Mi chiesi cosa stesse passando per la mente della bigliettaia, ma prima ch'ella potesse agire in qualunque senso, si accasciò a terra, colpita al capo da qualcuno che si celava dietro di lei.
    Ben presto vidi chi la aveva aggredita: era Alexz, mia cugina.
    Dunque anch'ella era risorta dal regno dei morti.
    Non persi tempo a chiedermi perché non fosse giunta quando l'avevo chiamata, almeno ora avevo due Mangiamorte, anche se sprovviste di magia.
    Però forse Alexz ne sapeva qualcosa in più di noi su quanto era accaduto, ma ora avevamo un altro problema.
    «Come pensi che prenderà il fatto che hai aggredito la sua bigliettaia l'autista del Nottetempo?» domandai.
    Ormai comunque l'azione era compiuta, pertanto non aveva senso rimuginarci troppo sopra.
    Scavalcai il corpo ancora svenuto della ragazzina e salii sul mezzo.
    Mi avvicinai all'autista, un uomo estremamente vecchio e con un paio di occhiali dalle lenti così spesse che immaginavo non dovesse vederci affatto. Comunque per il momento non potevo permettermi di lamentarmi, almeno finché non fossi giunto a destinazione e non mi fossi riappropriato della mia magia.
    «Desidero andare ad Hogsmeade» sibilai con tono viscido. «Il Nottetempo è requisito» conclusi infine.
    Non avrebbe potuto opporre resistenza e se anche l'avesse fatto, l'avremmo costretto ad accondiscendere ai miei desideri.
    Tuttavia speravo che la paura suscitata dalla mia vista servisse ad inibire ogni suo moto di coraggio e a sottometterlo ai miei voleri.
    Udii una risata provenire da un uomo alle mie spalle.
    Con uno scatto repentino mi voltavi verso di lui, saettando odio dagli occhi.
    «Ridi innanzi al Signore Oscuro?» domandai avvicinandomi verso quella creatura che, evidentemente, possedeva uno scarso attaccamento alla vita.
    Egli era seduto su un letto bianco, il suo corpo ammantato da un mantello color avio.
    Alzò il capo incappucciato e mi guardò negli occhi.
    Osò guardarmi negli occhi. Nel suo sguardo lessi solamente sfida e disprezzo.
    Era un uomo vecchio, con radi capelli pulciosi e sporchi che circondavano il suo cranio altrimenti glabro.
    Una barba ispida, color zafferano, lo rendeva simile ad un riccio, mentre i suoi occhi, celesti, erano troppo vicini al naso.
    Non era un bel vedere.
    Quando aprì la bocca mi resi conto della sua scarsa igiene dentale: possedeva solo i canini e qualche molare, nessun incisivo.
    Egli sputacchiò saliva mentre modulava le parole.
    "Chissà come si deve sentire il Signore Oscuro senza poteri" asserì coraggiosamente, sottolineando con disprezzo il mio titolo.
    «Sai qualcosa?» domandai con disprezzo.
    La mia voce ostentava tutta la mia subdola sicurezza, il mio subdolo fascino. «Parla!».
    L'uomo ridacchiò nuovamente prima di soddisfare al mio ordine:
    "A quanto pare nemmeno Lord Voldemort sa come far ritornare la magia... Non sa dove andare" mormorò poi quasi tra sé e sé, cantando le parole, come se appartenessero ad una filastrocca.
    Il mio odio nei confronti di quell'individuo crebbe esponenzialmente poiché sembrava che sapesse qualcosa in più di me.
    Mi voltai verso le mie Mangiamorte.
    «Fatelo parlare» conclusi.
    Non avrebbero fallito e presto i suoi segreti mi sarebbero stati rivelati.


    Pensavo che questo tizio potesse essere quello in possesso delle informazioni per riavere la magia e che quindi, dopo che ha parlato, potesse scattare l'incantesimo che li porta nella stanza buia *_____*
     
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    Il mio Signore. Il mio Signore è vivo.
    Era l'unico pensiero che mi pulsava nella testa, il che mi fece sorgere una domanda: aveva forse vinto? Potter, quell'insulso ragazzino, aveva perso? Oppure anche il Signore Oscuro era morto e risorto esattamente come me?
    Scacciai quell'opzione dalla mia mente. Non era possibile che fosse successo. Lui non poteva aver perso. Potter non possedeva le qualità, il potere, per uccidere il mio Signore.
    Alzai lo sguardo su Bellatrix, che mi guardava con aria perplessa. "Alexz?" chiese.
    Inarcai come lei un sopracciglio, altrettanto confusa. Certo che sono Alexz, Bellatrix. Fortuna che ci conosciamo da un pò. dissi.
    Nel frattempo, Voldemort scavalcò il corpo privo di sensi della bigliettaia e si rivolse a me. "Come pensi che prenderà il fatto che hai aggredito la sua bigliettaia l'autista del Nottetempo?"
    Scrollai le spalle mentre mi rialzavo. Sinceramente non me ne importa granchè. replicai, voltandomi verso di lui.
    E fu in quel momento che capii perchè Bellatrix non mi avesse riconosciuto subito. Perchè fosse così perplessa.
    Il mio viso era riflesso sul vetro del Nottetempo. Ma non era il viso che mi ricordavo, di adulta, formosa e seducente.
    Era il corpo di una bambina. Ero tornata bambina, a undici anni, esattamente l'anno in cui avevo cominciato i miei studi a Hogwarts.
    Ero sconcertata. Com'era possibile? Prima la scomparsa della Magia e ora... questo?
    E mentre mi guardavo allo specchio, incredula di ciò che vi era riflesso, mentre Voldemort parlava con l'autista, qualcuno rise.
    Mi voltai di scatto. Chi osava ridere del Signore Oscuro, il più grande Mago di tutti i tempi?!
    Un uomo dall'aspetto vecchio, brutto e sporco, stava seduto su un letto bianco e osservava il mio Signore con aria di superiorità.
    Notai con disprezzo che, mentre gli rispondeva, lo guardava negli occhi. Quel vecchio aveva osato troppo, per i miei gusti. Quanta insolenza in una sola persona.
    Quando Lord Voldemort ordinò a me e Bellatrix di farlo parlare, un sorriso beffardo si disegnò sul mio volto.
    Amavo i trucchi per far sputare il rospo a chi ci faceva perdere la pazienza. Il dolore era il mio pane, e non a caso i Mangiamorte mi avevano soprannominata "Sirena di Sangue". Avevano paura di me, e io ero sicura che, nonostante ora fossi un'undicenne, i miei metodi si sarebbero rivelati dolorosi esattamente come da adulta, poichè possedevo i ricordi della mia precedente vita. Pensai con rammarico al fatto che avrei dovuto usare i trucchi Babbani: la Magia era molto meglio in questi casi.
    In un attimo gli fui di fianco. Non fece nemmeno in tempo ad accorgersi di ciò che stavo facendo che già avevo preso la sua mano.
    Cominciai a torcergli le dita. Per primo, il mignolo. Rispondi al Signore Oscuro, vecchio! esclamai, girando il dito fino a quando non sentii che se fossi andata avanti si sarebbe spezzato. Di ciò che sai all'Oscuro Signore, o ti farò a pezzi così lentamente che mi implorerai di porre fine alle tue sofferenze.


    Per me va benissimo *____*
    Sore, ma Voldy non si è accorto che Alexz è bambina? XD
    Vi sembro abbastanza sadica? :shifty:
     
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21 replies since 18/10/2012, 23:01   406 views
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